sabato 7 febbraio 2009

Inedito #1: Cacosmia di Clémence Muller



Comincio con questo racconto inedito di Clémence Muller, una serie di post con materiali inediti, pensati per essere presentati su questo blog. Andante con fetore...

Una sera. Un gruppo di ascolto.
Un animatore e diverse persone sedute su delle sedie disposte in cerchio.
L'animatore inizia a parlare :
« Buona sera a tutti, grazie di essere presenti stasera al gruppo di ascolto Parole e Amici.
Alcuni lo frequentano già da molto tempo, come Roberto Tartaglia, balbuziente pluridecennale, il decano del gruppo. Altri sono nuovi, come Renato Nasello. Senza aspettare oltre, gli lascio la parola perché si presenti e ci parli del suo problema. Ti ascoltiamo Renato, con un orecchio amico. »
«Buona sera, mi chiamo Renato Nasello e sono cacosmiaco.»
Il gruppo di ascolto unanime, in coro :
«Buonasera Renato.»

- Ho un dono. Ho un naso. Sono un naso.

Sono molto sensibile agli odori e più particolarmente a quelli cattivi, a tal punto che alcuni di essi possono darmi fastidio fino a provocarmi la nausea. Certi profumi mi indispongono ; diverse esalazioni mi sono insopportabili ; molti effluvi mi provocano repulsione ; svariati aromi mi ripugnano.
Nella maggior parte dei casi, il rimedio è semplice : evito semplicemente di inalare l'odore di cui conosco l'odore. In altri termini, la soluzione sta nell'AN-TI-CI-PA-ZIONE.
Però, c'è ne uno, uno per cui non ho assolutamente nessun tipo di rimedio. Sono in una strada senza uscita, in un vicolo totalmente cieco...
Ecco perché sono qua stasera con voi.
Il mio problema è l'odore dell'alito... sopratutto di quello cattivo... ed in particolare di quello degli altri. Un cattivo alito è una cosa subdola perché è assolutamente imprevedibile.
Ho individuato due casi in cui esso è facilmente identificabile.
Il primo è il famoso «alito mattutino». Penso che ognuno di noi lo conosca e possa quindi facilmente prevenirlo. Quindi non insisterò troppo su questo argomento.

Il secondo è «l'alito da raffredore». Mi spiego.
Molti sono coscienti del loro cattivo alito. Sono i primi ad essere consapevoli di quest'esalazione pestilenziale che proviene dalla loro cavità boccale grazie al loro naso. Si tutelano succhiando pastiglie, masticando chewing-gum o altre protezioni odorose. Ma la caratteristica di qualcuno che è malato, più propriamente raffredato, è che il suo odorato non è più in grado di assumere questo ruolo di controllo dell'alito cattivo, per il semplice motivo che NON SENTE PIU NULLA.

In questo caso un naso rosso deve attirare la vostra attenzione. Una sciarpa, una profusione di fazzoletti, un rumoroso tirare su con il naso, costituiscono tanti segnali sospetti che devono invitarvi alla prudenza.
Però, eccetto questi due casi facilmente identificabili, non c'è niente. Nessun sintomo, nessun indizio premonitore, nessun segnale che possa mettervi la pulce nell'orecchio, o meglio, l'odore al naso. L'età, il sesso, il nome, la professione, il colore dei capelli, il colore dei denti, il peso, la pelosità, il tasso di piastrine del sangue : non ci si può fidare di nulla ! E' il vuoto, il niente assoluto !

Gente bellissima può avere l'alito di uno sciacallo, come può esalare da persone decisamente brutte un dolce mentolato fetore. Ve lo ripeto, è completamente imprevedibile ! Non fa rumore, vi sorprende così, in piena faccia, senza preavviso.

Qualsiasi alito cattivo che mi arriva al naso provoca in me, sistematicamente e immediatamente, un processo di analisi, di identificazione, di nominazione e, finalmente, di classificazione dello stesso.
Quindi, ho organizzato i risultati di questi miei studi secondo tre gruppi ben differenziati l'uno rispetto all'altro, gruppi che sono stati essi stessi da me strutturati in sottogruppi distinti, creando così una specie di scala Richter dell' alito cattivo (per la quale penso seriamente di depositare il brevetto).
Il primo gruppo riunisce i cattivi aliti di tipo vegetale. Ho distinto gli aliti semplici detti « monovegetali »...
... dagli aliti complessi, i « polivegetali » : il più frequente è l'alito-minestra, che ho annusato spesso nelle mie frequentazioni degli ospizi e delle cliniche geriatriche.

Il secondo gruppo corrisponde agli aliti cattivi d'ispirazione animale. Per commodità, ho battezzato loro come aliti « fauna ».
Il terzo gruppo corrisponde al grado 9 nella scala dell'alito. E' costituito dagli aliti detti «lattai». Quest'ultimo gruppo propone un'ampia gamma di effluvi che rimandano ai diversi gradi del processo di fermentazione.
La particolarità di questa sezione è che la denominazione può essere accompagnata da una specificazione geografica. Bisogna sottolineare il nome o la località ? Il caso dell'alito « crottin de Chavignol »* (formaggio di capra francese) è particolarmente interessante : è meglio mettere in primo piano la dimensione « fecale » o quella georgrafica di questo tipo di alito ?...Il dibattito è aperto.
Penso inoltre che diventi urgente definire per questa sezione una specie di equivalente della D.O.C. degli aliti.

Infine, ho aggiunto una piccola sezione « bonus » all'interno della quale ho riunito gli aliti inclassificabili, che non appartengono a nessun gruppo... Detti altrimenti : aliti orfani !
Sinceramente, in una conversazione, l'alito del mio interlocutore prende velocemente il sopravvento.
Mentre parliamo perdo subito il filo per dedicarmi interamente a questa mia mania... sono cacosmiaco... un cacosmiaco maniaco... Molti amici, ignorando questo mio vizio, mi hanno messo in guardia, e prendendo questo mio atteggiamento per una forma smisurata di egocentrismo ed una specie di narcisismo abissale associati ad una perfetta indifferenza agli altri, mi hanno girato le spalle (detto tra noi, meglio così : in questo modo non sento più il loro odore).
Non ho più amici.
Sono solo, solo e disperato.
Aiutatemi.
Sono cacosmiaco. »


L'animatore gli si avvicina, appoggia il proprio braccio su di lui e gli dice parlando vicinissimo al suo naso :
« Grazie Renato per questo tuo intervento. Terminiamo con un augurio. Spero tu possa superare presto questa tua ossessione. Forse potresti trarne un libro. Sarà senz'altro un testo di ampio respiro... »

...primo piano del viso di Renato che si deforma. Rappresentare, all'interno della testa di Renato, il grado 100 dell'alito, i diagrammi che esplodono, tutte le classificazioni di prima riunite : formaggio, panna fresca + 3 giorni, mosche, sterchi, tombini da dove econo una sfilata di porri, di puzzole, di pony...
Il volto di Renato, verde, poi giallo, gli occhi strabuzzati, gradualmente scompare...

Cacosmia : nome femminile, dal greco « kakos », cattivo, e « osmê », odore. Esso designa la percezione di un odore sgradevole. Può essere « oggettiva » o « soggettiva » e in quest'ultimo caso, si riferisce a una forma di allucinazione dell'odorato.

2 commenti:

Sergio Ponchione ha detto...

splendido tanfo

Anonimo ha detto...

...i procedimenti caseari ti ossessionano da mooooooooolto tempo.
Helga